Un cacciatore di nazisti che arriva da Trieste (❤️), agenti segreti, sosia presidenziali, una band rivoluzionaria, una comune di hippy, il braccio destro di Hitler, un paese che si chiama Anita come la moglie di Garibaldi e tanto Rock & roll!
Quando le chitarre facevano l’amore di Lorenzo Mazzoni, edito da Edizioni Spartaco, non ha una trama che si può raccontare in poche righe. Siamo negli anni Sessanta e al centro di tutto c’è Martin Bormann, il braccio destro di Adolf Hitler, che si suppone viva in Texas, ad Anita e gestisca una comune di hippy rivoluzionari e faccia da produttore ai The Love’s White Rabbits, un gruppo rock ‘rivoluzionario’, col nome di Martin Weisberg.
Sulle sue tracce Luigi Portaleone, un cacciatore di nazisti, che ha vissuto l’olocausto e vari altri personaggi più o meno discutibili.
Nel frattempo ad Anita sono diretti anche un reduce dal Vietnam con propositi folli di vendetta e un sosia presidenziale. Ognuno ha i suoi motivi e ognuno di questi motivi si intreccerà con quelli di qualcun’altro in queste 350 pagine di buon libro.
Ah, c’è anche uno scheletro tra i protagonisti. Lascerò a voi il piacere di scoprire perché.
Quando le chitarre facevano l’amore non è però solo una caccia all’uomo, anzi. È un libro godibilissimo che riesce a raccontare molto bene e con l’aiuto di buona creatività di argomenti non proprio facili da digerire: nazismo e Vietnam potrebbero essere un po’ troppo tutti insieme se non li sai gestire bene. Ma sapete a me che effetto ha fatto? Mi ha messo tanta curiosità. Oltre che farmi divertire tanto.
È un potpourri coloratissimo, di sfumature, di storie, di Storia e però, proprio come un potpourri che si rispetti, alla fine il profumo funziona.
È un libro che diverte ma che nel suo rocambolesco viaggio tra Storia e finzione disturba pure un poco. Perché Lorenzo Mazzoni non è che si risparmia particolari cruenti, anzi. È uno di quei libri che un po’ pure ti chiedi: ma com’è che rido tanto se qua muore uno a ogni pagina?
È della leggerezza il merito. La leggerezza di alcuni autori che riescono a indorare le pillole più scure e però non ti danno né un senso di approssimazione né di superficialità; no, ti hanno raccontato una storia, con tutti i particolari, facendo in modo che tu la profondità la percepisca, la capisca, ma non la subisca.
Non mi ha delusa neanche questa volta Mazzoni, del quale ho letto anche Il muggito di Sarajevo, che, lo ammetto, forse mi è piaciuto un po’ di più ed è stato sicuramente uno dei libri più belli di quest’anno. Non ne ho parlato perché sono tornata dalla mia vacanza in Bosnia Erzegovina in circostanze poco felici e ho finito col prenderne le distanze, anche dai libri che avevo letto per prepararmi.
Tornando a Quando le chitarre facevano l’amore, un libro davvero brillante, come la sua copertina psichedelica. Che consiglio ai cuori forti, ai cuori allegri e a quelli curiosi.