Questo è un post «ad hoc» sul perché non si scrive «a doc».
Da una lettrice della fanpage, Stefania, ho saputo che questo è un altro ‘equivoco’ frequente. Pur essendo molto scettica, ho fatto le dovute ricerche e ho scoperto, purtroppo, che è vero. C’è chi, violentando anche la mamma della nostra lingua, il latino, scrive «a doc». Oppure, non so se è ancora più osceno o meno, «ad ok».
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Dopo i soliti cinque secondi necessari per ammortizzare lo shock, vado subito al sodo. «Ad hoc» è latino, sì, e significa “per questo”, in italiano lo usiamo per segnalare qualcosa che è fatta “appositamente”, “quella che ci vuole”, “adatta al caso”, “appropriata”, e così via.
«Ad» è una preposizione e può significare tante cose, in questo caso, insieme all’accusativo, significa «per».
«Hoc» è l’accusativo neutro dei pronomi dimostrativi latini e insieme all’«ad» significa, come ho già detto, “per questo”, “a questo scopo”.
Con il tempo l’espressione è entrata nell’italiano ‘bene’. Insomma, il più delle volte la si usa per fare i fighi, per far vedere che abbiamo studiato.
Ma, appunto, fare i fighi non significa esserlo e quindi qualcuno si perde nei meandri della figaggine e ne esce sconfitto.
Va chiarito, se l’errore è dovuto a questo, che «ad hoc» non c’entra niente con «ok» e non c’entra niente neanche con l’acronimo «DOC», denominazione di origine controllata, che ha a che fare con i vini.
Una parte di me, molto piccola ma comprensiva, ha provato a spiegarsi il perché dell’equivoco.
È abbastanza facile capire il meccanismo secondo cui si lega l’espressione a «ok»: quante volte diciamo che una cosa “è ok” per dire che va bene? Che è perfetta? Da qui a «ad ok» invece di «ad hoc» il passo è veramente breve… se ci si dimentica della pronuncia di «ok», ovviamente.
Con il «DOC» ci vuole un po’ più di fantasia, ma se proviamo a essere di larghe vedute…
Molte volte, dimenticandoci del vino, usiamo dire che una cosa è DOC per dire che è “vera”, “pura”, ”autentica” ecc. ecc., “un napoletano DOC“, per esempio. Ecco, magari chi ha iniziato questa cosa ha confuso “autentico” con “appropriato”, “adatto al caso”, “quello che ci vuole” e da lì è partita tutta la triste faccenda dell’«a doc».
Oppure, senza voler complicare le cose, può essere che il tutto sia nato perché qualcuno, senza porsi in minimo dubbio, una volta ha scritto «ad hoc» così come si pronuncia, e la libera interpretazione ha erroneamente prodotto «a doc». O «ad ok», «ad oc», ecc. ecc.
Tutto sbagliato, ovviamente. Ma ora lo sappiamo, vero?
«Ad hoc» è un’espressione molto bella e chiara, che va dritta al punto. Usiamola pure per essere fighi, perché ci piace, perché ci gira, perché ci serve, ma, per favore, usiamola bene.
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