Sono 3 mesi che sono andata via da Milano. E sono finita qui, a Trieste, nell’ascella di’Italia (qualcuno l’ha chiamata così, un po’ meno romantico de “la porta dell’Est”, ma mi fa troppo ridere).
Delle cose che mi sarebbero mancate di Milano ho già parlato, giusto 3 mesi fa. È ora di primi bilanci.
Continuano a mancarmi l’Esselunga e il cinese di via Bruno.
Non mi mancano tanto i navigli. Qui a Trieste il mare c’è. È bello. È diventato il mio rifugio. Quando passo una brutta giornata, scendo giù, per le scalette (Trieste è piena di scalette), e ce l’ho lì, di fronte a me. E respiro.
Non mi manca il casino del centro. A Trieste ho riscoperto il piacere di andar per negozietti, quelli piccoli che riservano sempre sorprese, cose non viste e non per forza carissime perché fanno chic.
Non mi manca la signora della porta accanto che non mi ha mai rivolto la parola. Qui, chi in un modo o chi nell’altro, tutti i condomini sono venuti a presentarsi o si sono fatti notare. E salutano tutti e chiedono tutti da dove veniamo e perché siamo qui (che poi la risposta a questa domanda sta diventando davvero complicata: “Io vengo dalla provincia di Napoli, lui da Arezzo, dove ci siamo incontrati e siamo andati a Milano, ci siamo stati 7 anni, poi siamo quasi saliti su un aereo per Londra, ma, non sappiamo ancora come, siamo finiti qui”). Dorothy, soprattutto, ha notato il cane pastore dell’appartamento di fronte.
Piazza Duomo un po’ mi manca, lo ammetto. Ogni tanto, quando vago per i vicoletti, immagino di svoltare l’angolo e trovarmela davanti. Vivo ancora quella fase “Ah, è vero, non sono più a MIlano!”.
Dei milanesi mi mancano le ‘mie’ persone e i triestini hanno conquistato fin da subito le mie simpatie. Mi hanno detto che sono scontrosi e chiusi. Io ancora non l’ho trovato un triestino scortese. Dalla barista sotto casa, alla cassiera della Conad, dall’impiegato comunale, alla cameriera di quello che è diventato subito il mio ristorante preferito. Sono un po’ svampiti, a volte un po’ aggressivi perché è il loro dialetto che lo è, ma mai scortesi. Sulla chiusura… anche lì non ho ancora un’opinione. Per ora va bene, vi dirò tra qualche anno.
In quel post ho anche parlato di quanto mi sarebbero mancate le trattorie milanesi. Ritratto: non mi mancano. Quelle triestine hanno vinto subito il posto d’onore. Datemi un piatto di sardoni in savor e un bel bicchiere di vino bianco e vi solleverò il mondo…
Che poi è perché ‘a me mi’ piace troppo mangiare… Forse dovrei smetterla con ‘sta roba qua, libri, pensieri, racconti, e aprire un foodblog.
Il “piuttosto che” al posto di “o” non mi manca, perché, ahimè, lo usano anche qua. Non so, forse dovremmo accettare la sconfitta…
E non mi manca la torre Velasca che qui ha un degnissimo concorrente: il Tempio Mariano di Monte Grisa aka il “formaggino”.
Molto probabilmente i due architetti si sono ubriacati insieme a suon di spritz bianco prima di disegnare questi due capolavori. A Trieste, in qualche bar del centro.
I luoghi di Milano, quelli che ho amato, mi mancano e mi resteranno nel cuore, parco Sempione, piazza Gae Aulenti, Brera, ecc. ecc.
Ma qui, a Trieste, la concorrenza è davvero spietata.
Stare 10 minuti seduta con le gambe penzoloni sul Molo Audace è un’attività che rigenera l’anima. Infatti è un’usanza gettonata. Aspettare il tramonto dal Ponterosso, spostarsi verso le Rive e guardare da lì il mare è una roba che spezza il cuore da quanto è bella. Piazza dell’Unità la sera, così illuminata farebbe invidia alle grandi dive del cinema. Bellissima, da inchino. Le rovine di San Giusto però, per ora, sono il mio posto preferito, il passato che è diventato pura pace. Ci passerei le ore.
E ancora tanti posti che non ho ancora capito, scoperto, imparato ad amare. Ho tempo, ve ne parlerò.
Milano e i suoi luoghi mi manca, ma Trieste non è una sostituta. Sta pian piano diventando la protagonista.
Sono passati solo 3 mesi, ma già so che quando dovrò andare via, se dovrò farlo, ci lascerò l’anima, come Joyce. È stato amore al primo spritz.
Sì, io e Stefano ci sentiamo un po’ soli. È vero. Non è tutto rose e fiori e ci sono ancora tante cose da sistemare. Io, soprattutto, ho ancora tante cose da sistemare, da decidere, da scommettere.
La mia forza è che sono una solitaria a prescindere, ma non guasterebbe avere qualche faccia amica anche qua. Un po’ di famiglia, nel senso allargato del termine. Se alla mancanza della famiglia ci ho fatto il callo, la mancanza degli amici, quegli amici lì che lo sapete di chi parlo, è ancora dura da sopportare…
Quindi, son passati 3 mesi qui a Trieste.
Non voglio andare via. Voglio scoprire, voglio imparare.
Voglio la ricetta del baccalà mantecato e voglio andare a vedere qualcosa al Teatro Stabile Sloveno.
Voglio amarla ancora di più questa città.
La voglio sentire ancora più mia.
Supereremo l’inverno. Conosceremo la bora.
Dopo sarà ancora più facile.
Sono una triestina che ama Trieste e mi è piaciuto vederla attraverso altri occhi e leggere che cosa può colpire e piacere a chi inizia a conoscerla. Buona permanenza!
Quando sono venuta come turista qualche anno fa è stato colpo di fulmine.
Poi siamo finiti a vivere qua e beh… per ora è la perfezione. È una bellissima città. Per ora sono così presa dal suo fascino che ancora non mi pesa la mancanza di un lavoro! 🙂
Grazie 🙂
E di che? 🙂
Fa piacere leggere le sue parole, grazie.
Grazie a te.
Sono un romano che non ama più Roma anzi che preferisce Milano. Roma è davvero peggiorata e va bene solo per qualche giorno di vacanza ma non per viverci. Milano è migliorata davvero negli ultimi 20 anni. Conosco bene Trieste e ci sono stato spesso per lavoro, bella città, elegante e ospitale.